È stata una trattativa lunga un anno e mezzo, con alti e bassi, e con incontri cosiddetti tecnici che si sono susseguiti per giorni e giorni. Alla fine, è stata trovata una soluzione, per nulla scontata, e lo scorso 28 febbraio le parti hanno condiviso un testo. Oggi, dopo una verifica nei rispettivi organismi sindacali, finalmente la firma: il mondo del lavoro ha un nuovo modello contrattuale e nuove relazioni industriali, regolamentati dall’accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Un’intesa che modifica quella del 2009 (all´epoca la Cgil non firmò) e che si inserisce nell’alveo dello storico Protocollo del 1993.
Soddisfazione per il risultato conseguito è stata espressa da tutte le parti sociali: «Questo accordo è arrivato in un momento particolare – ha detto il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo – il Paese si è espresso con un voto e l´economia è in leggera ripresa: con questo accordo dobbiamo favorirne il decollo. Abbiamo discusso a lungo e quando si formerà un nuovo Governo, le ragioni dell’autonomia delle parti sociali saranno ben chiare. Noi abbiamo sempre sostenuto che sulle questioni relative al mondo del lavoro – ha sottolineato Barbagallo – al massimo ci possono essere leggi a sostegno, ma non ha sostitutive del ruolo delle parti sociali. Bisogna far crescere i salari per la ripresa economica del Paese e, insieme, anche la produttività che può aumentare grazie al benessere lavorativo. Formazione, innovazione e partecipazione sono decisivi per agganciare il treno dell’impresa 4.0 . Ora – ha concluso il leader della Uil – si devono abbassare le tasse sul lavoro: dal prossimo Governo ci aspettiamo l’abolizione del cuneo fiscale che grava sui lavoratori».