500mila infortuni annui, aggravati da più di 1200 morti bianche sono i dati da brivido di una guerra silenziosa. Un quadro drammatico specie nelle realtà meridionali, tra le prime ad avere il macabro primato è Messina che, fra l’altro, presenta numeri falsati o incompleti se consideriamo l’imponente impiego di lavoro sommerso e irregolare riscontrato dallo stesso Ispettorato del lavoro, nonché da noi come sindacato dei lavoratori. Così il segretario generale della Feneal Uil Tirrenica Messina-Palermo, Pasquale De Vardo. Percentuali da brividi che interessano oltre il 72% degli addetti ai lavori in edilizia e ben oltre l’85% dei piccoli lavori privati di ristrutturazione. Parecchie aziende lamentano la mancanza di manodopera, denunciano la poca volontà dei lavoratori ad accettare un’offerta di lavoro ribaltando le responsabilità al sistema assistenziale che aiuta i meno abbienti, quale il reddito di cittadinanza e altro. Dietro a questo fenomeno invece si nasconde il vergognoso malcostume speculativo di alcuni imprenditori edili che pagano la manodopera con somme ben al di sotto di quelle previste dai contratti collettivi nazionali, calpestando i diritti dei lavoratori con paghe da fame e sistemi di sicurezza sul lavoro da “terzo mondo”. Tutto ciò anche a discapito di quelle aziende sane che, così, devono affrontare questa concorenza sleale ed illegale portata avanti da questi sogetti che, per esempio, con ribassi da paura, a danno di ogni forma di legalità, si aggiudicano appalti di ogni natura. I dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro confermano che nel 2022 sono state eseguite 62.339 ispezioni realizzate su tutto il territorio italiano e sono state riscontrate 41.533 aziende irregolari hche hanno rilevato un tasso di irregolarità dell’83% con una punta del 94 % sulla materia assicurativa. Il settore dell’edilizia rappresenta quasi il 70% di queste drammatiche percentuali e Messina purtroppo rispecchia abbondantemente questi numeri vergognosi. Raccogliamo quotidianamente migliaia di denunce degli stessi lavoratori che, vittime del bisogno occupazionale, si consegnano nelle mani di alcune pseudo-aziende aguzzine e allo stesso tempo, in maniera disperata, si rivolgono ai nostri uffici sindacali per rivendicare diritti salariali basilari e le tutele fondamentali in termini di salute e sicurezza, continua De Vardo.
Un vero e proprio bollettino di guerra, dati di una carneficina silenziosa che non può essere accettata da un paese civile. L’aggiornamento dei dati Inail, dei primi 4 mesi di quest’anno fa ancora più paura: 264 denunce di infortunio mortale sul lavoro, una media mensile di 66 vite perse nell’espletamento del proprio dovere e di queste vittime oltre il 58% sono lavoratori edili. È il comparto che più di tutti paga in termini di infortuni lo scotto di questo colpevole immobilismo istituzionale.
È necessario un cambio culturale sul tema della salute e sicurezza sul lavoro che passi inevitabilmente dalla prevenzione, dalla formazione, ma anche da controlli ispettivi più pressanti ed incisivi su cui continuiamo a chiedere un impegno politico ed istituzionale serio che metta al centro una strategia di azione mirata.
Come Sindacato denunciamo costantemente ed a voce alta ogni irregolarità, costituendoci anche più volte parte civile su episodi di infortuni mortali, ma, soprattutto, come Uil e come Feneal Uil, continua il segretario generale Pasquale De Vardo, denunciando, contestando e portando avanti proposte concrete ad ogni tavolo di confronto con le Istituzioni e con la politica. Le nostre proposte sono chiare: più ispettori e più controlli; l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro laddove le responsabilità siano accertate; la sospensione dall’attività a quelle imprese la cui colpevolezza negli incidenti sia passata in giudicato; la riforma pensionistica in edilizia, con l’introduzione del lavoro usurante, per l’inaccettabile limite dei 67 anni per i lavoratori edili costretti, sotto qualunque agente atmosferico, in condizioni caratterizzate da sforzi fisici da culturisti o equilibristi su ponteggi dalle altezze vertiginose con temperature, a seconda delle stagioni, africane o polari; l’introduzione dell’insegnamento a tutela della salute e della sicurezza nei piani didattici delle scuole superiori, queste alcune delle proposte, che per noi restano caposaldo di una seria lotta agli infortuni sul lavoro e alla illegalità nei luoghi di lavoro.
Non basta più il momento di cordoglio e la formale solidarietà nel momento della disgrazia; si deve passare dalle parole ai fatti. Si scelga dì mettere fine per sempre a questa mattanza. La Uil e la Feneal Uil, conclude il segretario generale Pasquale De Vardo, già dal 2021 si sono spesi in una campagna nazionale di sensibilizzazione: “Zero morti sul lavoro” con lo scopo non di ridurre o diminuire le morti sul lavoro, ma con l’unico obiettivo di portare a zero la tragica conta dei caduti.
Adesso tocca alle Istituzioni e alla classe politica mettere fine a questa carneficina. Si inverta subito la rotta, altrimenti queste morti bianche saranno considerati veri e propri omicidi sul lavoro. Noi ci siamo, il sindacato c’è. Adesso sfidiamo il governo per dare risposte inequivocabili a garanzia del diritto alla vita di ogni lavoratore.
Messina, 5 Giugno 2023
L’Ufficio Stampa