“Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale” è lo slogan scelto da Uil, Cgil e Cisl per la celebrazione del Primo Maggio, Festa dei Lavoratori. Si tratta di una decisione non casuale che, in vista delle imminenti elezioni europee che apriranno nuovi scenari e nuovi equilibri continentali, assume un valore fondamentale poiché intende porre al centro del dibattito temi fondamentali che impattano sulla carne viva dei lavoratori e delle donne e degli uomini del nostro Paese. Purtroppo, anche quest’anno, dobbiamo ribadire che il Primo Maggio non è un giorno di festa e di giubilo per il lavoro e i lavoratori, ma deve essere ritenuta una giornata di forte mobilitazione sociale motivata, specie alle nostre latitudini, dalle pesantissime difficoltà che vive il mondo del lavoro e del non-lavoro. L’aumento dell’inflazione e il sensibile aumento dei tassi deciso dalla Bce, la tangibile diminuzione del potere d’acquisto dei salari e il conseguente carovita aggravato dai funesti venti di guerra che giungono dal cuore dell’Europa, dal Medio Oriente e dal mar Rosso costituiscono elementi incontrovertibili di una schiacciante crisi economica che impatta negativamente sulla vita delle persone. Un quadro gravato dal quotidiano attacco ai diritti basilari dei lavoratori che produce incertezze, rabbia e conflitti. E, come se non bastasse, dobbiamo registrare il dramma della precarietà e dei troppi lavoratori fantasma, nonché le incertezze che vivono i pensionati causate dai miseri importi delle pensioni che, coniugati con la drammatica condizione della sanità pubblica, comportano il rischio di non sopravvivere e l’assoluta impossibilità di potersi curare e di guardare con la meritata serenità alla fase della terza età” così Ivan Tripodi, segretario generale della Uil Messina, ha aperto la riflessione sulla celebrazione del Primo Maggio.
“In questo quadro, nella nostra realtà territoriale dobbiamo giornalmente affrontare sia il dramma del lavoro nero con i suoi numeri spaventosi che una “quotidianità sindacale” caratterizzata da donne e uomini che hanno perso il lavoro e non intravedono alcuna prospettiva occupazionale: famiglie senza reddito e senza un futuro lavorativo strettamente connesse con l’esercito di neet, giovani che non studiano, non lavorano e sono considerati veri e propri invisibili con tutto ciò che questa condizione comporta in termini sociali. E’ questa la cruda realtà sociale di Messina e della sua provincia ed è anche per questo che è venuto il momento di realizzare una vera giustizia sociale. In primo luogo, pertanto, è fondamentale mettere al centro di ogni elaborazione il valore della Costituzione come elemento fondante per la dignità del lavoro e per tutelare i principi sanciti dalla Carta costituzionale sul tema dell’unità del Paese, oggi seriamente minati dal deleterio progetto della cosiddetta “autonomia differenziata” proposto dal ministro Calderoli e sposato da tutto il governo Meloni. L’autonomia differenziata rischia di spaccare rovinosamente il nostro Paese poiché, regionalizzando ben 23 materie fondamentali, sancirà una definitiva cesura e la totale cancellazione, nel nostro Sud Italia, in Sicilia e a Messina, di servizi pubblici fondamentali per i cittadini, quali, ad esempio, la sanità, l’istruzione e i trasporti. Proprio per questi motivi anche il Primo Maggio ribadiamo simbolicamente il nostro No deciso, convinto e motivato all’autonomia differenziata” ha continuato Tripodi.
“Pertanto, da questo Primo Maggio di mobilitazione e di battaglie sociali si deve ribadire, dopo avere contato ben 1.041 lavoratori morti sul lavoro nel 2023, l’allarme sul tema della sicurezza rilanciando il nostro slogan Zero Morti sul Lavoro. Non bastano le frasi circostanza, l’indignazione o il cordoglio effimero se non si fa nulla per evitare questa vera e propria strage poiché è inammissibile che si esca di casa per andare a lavorare e si rientri dentro una bara. Il silenzio complice e connivente deve finire e, per questo, chiediamo a gran voce l’inserimento dell’omicidio sul lavoro nel Codice penale e un forte inasprimento delle pene e delle sanzioni: sono misure che valutano il banalissimo livello di civiltà del nostro Paese. Su queste tematiche sfidiamo le associazioni datoriali ad esprimere la loro scelta di campo poiché, purtroppo, appaiono decisamente afone e pericolosamente silenti. Un Primo Maggio di denuncia, ma certamente anche di fiducia, speranza e proposta motivate dalla consapevolezza della forza e del ruolo del Sindacato che, numeri alla mano, è un punto di riferimento sociale irrinunciabile per il mondo del lavoro e del non-lavoro. Anche per questo porteremo avanti le tante vertenze aziendali, settoriali e, più in generale, una grande vertenza che riguarda il futuro e le prospettive della provincia di Messina: non arretriamo e intendiamo esercitare il nostro ruolo fino in fondo e, come abbiamo sempre fatto, senza concedere sconti a nessuno. Nel chiudere ci piace ricordare l’attualissima frase che, nel 1981, in occasione del massaggio di fine anno, disse Sandro Pertini, senza alcun dubbio il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani; infatti, egli affermò: “Io credo nel popolo italiano. E’ un popolo, generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dein suoi cari, Non chiede quindi il paradiso in terra”” ha così concluso Ivan Tripodi, segretario generale della Uil Messina.
Messina, 30 aprile 2024
L’Ufficio Stampa